C’è chi dice che basta sbirciare dentro la borsetta di una donna per comprendere il suo mondo la sua personalità, le sue abitudini.
Oggi basta scorrere le news feed di Facebook di un amico, un conoscente, un collega per capire subito che persona si ha davanti.
Com’è possibile? Oramai Facebook sta diventando sempre di più il luogo dove trascorriamo buona parte del nostro tempo sia per curiosare, informarci, coinvolgere, intercettare amici, sia per gestire fanpage legate alle nostre aziende.
Nella confusione più totale dei post pubblicati giornalmente, tra foto, video, link, eventi etc, il più utilizzato social network al mondo cerca di fare ordine, aggiornando velocemente il suo Algoritmo.
Quali sono i fattori che decidono cosa mostrarci e cosa no?
Pur nonostante il Facebook Algoritmo si aggiorni molto velocemente, ecco i 3 fattori (fondamentali) che determinano la visibilità dei contenuti:
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AFFINITY
L’affinità riguarda la relazione che un utente ha con una determinato post/pagina e che viene creata attraverso le interazioni con il post/pagina stessa (click, like, condivisioni, commenti). Più mostro interesse, maggiore è la possibilità che ne veda i contenuti futuri.
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WEIGHT
Il peso riguarda il numero e la tipologia di interazioni che ha ricevuto un determinato post; più ce ne sono, più sono “pesanti” (ad esempio un commento ha più peso di un like) e più aumentano le chance che il post venga visto da più persone.
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TIME DECAY
La freschezza del contenuto è molto importante. Più un contenuto è nuovo maggiori sono le possibilità che venga mostrato; anche se ci sono novità in vista, ovvero l’introduzione di un nuovo elemento, lo story bump che al contrario privilegia i contenuti anche molto vecchi.
Una delle ultime novità in merito al Facebook Algoritmo, arriva dal Director of Product di Facebook Adam Mosseri. Feed Quality Panel.
Storicamente, spiega il post ufficiale, le interazioni (Like, condivisioni, commenti) degli utenti hanno guidato maggiormente le decisioni su cosa mostrare loro. La verità però, è che non sempre quelle azioni sono rappresentative di cosa davvero loro interessi. Basta pensare alle volte in cui, dopo aver letto un contenuto, e quindi averci speso tempo (Facebook studia anche questo, come spiegò Mosseri), si sceglie di non fare niente. Né mettere un Like, né tanto meno condividerlo.
Il che significa che deve cominciare a capire cosa davvero facciano gli utenti, oltre a quello che mostrano, agendo davanti a tutti.
E quindi, d’ora in poi la valutazione dell’algoritmo terrà conto sì dell’interazione, e dei tre fattori sopra elencati, ma anche di quali storie l’utente gradirebbe vedere nella propria home, a prescindere dalle azioni che porterebbe più o meno a termine, in base alle sue abitudini.